‘Gli Intoccabili’: i quartieri milanesi controllati dalla ‘ndrangheta

Quarto Oggiaro, Piazza Prealpi, Viale Certosa: il Bronx di Milano controllato dalla ‘Ndrangheta e da Cosa nostra è un serbatoio di decine di migliaia di voti. Di questo e di molto altro parleremo nella nuova puntata de ‘Gli Intoccabili’ in onda stasera su LaC

Il massmediologo Klaus Davi, in collaborazione con LaC, ha realizzato un’inchiesta sugli ambienti della mala e l’orientamento elettorale che verrà trasmesso questa sera all’interno del programma “Gli Intoccabili”, in onda sul canale 19 del digitale terrestre e in streaming sul sito www.lactv.it.

Nel corso della puntata verranno inoltre trasmesse in esclusiva immagini del boss Paolo Rosario De Stefano, a capo di un clan tra i più potenti d’Italia con ampie connessioni milanesi e anche un viaggio a San Luca dove invece per l’ennesima volta non si voterà.

Ospiti della seconda puntata de “Gli Intoccabili”: Anna Rita Leonardi (esponente Pd ed ex candidata a sindaco del comune di Platì), Massimiliano Capalbo (imprenditore), Fortunato Amarelli (imprenditore) l’avvocato di Giuseppe Pelle, Eugenio Minniti, Giuseppe Mangialavori (capogruppo FI Vibo e Consigliere regionale) Angela Donato (madre di Santo Panzarella), Giuseppe Gennari (Procuratore di Milano), Gianni Barbacetto (Il fatto quotidiano) Angelo De Luca (giornalista Lacnews24).

Oggi, 30 maggio, alle 21.00 su LaC canale 19, e in streaming su www.lactv.it

Telespazio TV1 e TV2, risolti i problemi di sintonizzazione.

Dopo alcuni lavori e modifiche su alcuni valori interni ai 2 mux , sembrano finalmente risolti i problemi di sintonizzazione tra il mux Telespazio TV 1 (UHF51 – Vibo Valentia) e Telespazio TV 2 (UHF34 – M.Poro (VV) ) .
In precedenza , e come già segnalato sulle pagine di questo blog in alcuni articoli e suggerendo le modifiche da effettuare , su molti tv e decoder (tra i quali il “famoso” decoder satellitare Sky con digital key e televisori LG ) non era possibile sintonizzare i 2 mux ma solo uno di esso , in quanto venivano riconosciuti come un unico mux non permettendo di visionare i canali di uno o l’altro mux.
VIDEO REGIONE - 25 maggio - 21.19.34
Dopo le ultime modifiche ai parametri tecnici dei 2 mux adesso è finalmente possibile la loro completa sintonizzazione in quanto vengono riconosciuti come 2 mux con diverso contenuto .
6MIA TV - 25 maggio - 21.18.36
A seguito delle modifiche si consiglia la completa risintonizzazione dei proprio apparecchi ; si ringrazia il team RadioTv Sicilia per essersi interessato al caso ed ad aver fatto da tramite.

Olimpiadi 2016 in 8K, una nuova era è alle porte

Grandi novità per le Olimpiadi 2016 che si terranno a Rio de Janeiro: alcuni eventi infatti saranno ripresi e trasmessi a risoluzione 8K e in realtà virtuale. Anche se i primi saranno disponibili esclusivamente per il Giappone si tratta di una notizia epocale.

Alcuni eventi delle Olimpiadi 2016 che si svolgeranno in Brasile saranno trasmessi in risoluzione 8K e anche tramite la realtà virtuale. L’ha confermato l’OBS (Olympic Broadcasting Services), che ha parlato di un totale di 130 ore di filmati realizzati in Super Hi-Vision video (7680 x 4320 pixel) e audio surround 22.2.

La trasmissione riguarderà unicamente il Giappone, ma si tratta comunque di una notizia epocale, che segna l’inizio della sperimentazione pubblica per trasmissioni di questo tipo. Già lo scorso anno infatti la TV nipponica NHK aveva realizzato riprese sperimentali in 8K durante il torneo tennistico di Wimbledon, ma non si trattava ancora di un prodotto destinato al grande pubblico.
rio olympics

La copertura prevede le cerimonie di apertura e chiusura, ed eventi sportivi di judo, calcio, nuoto e pallacanestro. Tuttavia, se le riprese in 8K saranno godibili solo dal pubblico giapponese, la buona notizia è che quelle in realtà virtuale saranno a disposizione degli spettatori di tutto il mondo. Le riprese saranno disponibili per chiunque abbia un visore compatibile ma saranno distribuiti anche come VoD (Video on Demand), sotto forma di materiale scaricabile.

In realtà però, benché l’evento segni l’inizio delle trasmissioni 8K e VR in chiaro, siamo ancora in una fase sperimentale: esiste infatti un solo modello di TV 8K già in commercio, Sharp LV-85001, per cui il numero di persone che si potranno godere lo spettacolo con questa impressionante risoluzione saranno ancora poche. L’obiettivo di NHK è quello di far pratica in occasione delle Olimpiadi successive del 2020 che si terranno proprio in Giappone e potranno essere viste in 8K da un pubblico molto più ampio.

Inoltre, nonostante l’OBS sperimenterà a sua volta altre soluzioni tecniche come il downscaling alla risoluzione 4K, l’high dynamic range e l’hi-color gamut, le trasmissioni ufficiali delle Olimpiadi nel resto del mondo non saranno purtroppo in 4K ma in semplice Full HD con audio surround 5.1. Insomma la tecnologia avanza e la sperimentazione continua ma bisognerà pazientare ancora prima di poter godere appieno dei nuovi formati 4K e 8K.

Fonte tomshardware

Televisori: dopo il 4k c’è l’8K. Tutto facile no?

L’Oled sembra ormai il pannello definitivo (ultimate) Che dire invece degli schermi 8K, e cioè pannelli con la risoluzione monstre di 7.680 x 4.320 pixel?

Las Vegas, in occasione dell’ultimo Consumer Electronics Show, il mondo dei display è tornato al centro dell’attenzione. Vuoi perché l’abbuffata di telefonini e tablet è stata e sarà consumata altrove (l’Ifa di Berlino dello scorso agosto e il Mobile World Congress di Barcellona del prossimo marzo), vuoi perché i produttori stanno “disperatamente” cercando di portare sul mercato nuove tecnologie, nuovi standard video e, di conseguenza, nuove opportunità di fruizione per gli utenti. Che questi lo vogliano effettivamente o meno.

Accanto agli ormai familiari televisori 4K, le new entry del 2015 sono i primi esemplari a tecnologia Quantum dot, e cioè un sistema basato su nanocristalli (una pellicola di punti quantici) applicati davanti al sistema di retroilluminazione a cristalli liquidi: il risultato, a livello visivo, è una qualità d’immagine più definita, con un dettaglio dei colori e una luminosità superiore ai pannelli Ultra Hd tradizionali. Samsung (battezzando i modelli Super Uhd abbinati al formato curvo e al cervello operativo open source Tizen) e Lg sono le prime case che hanno cavalcato commercialmente la nuova onda, per altro già masticata da Sony sui propri Bravia nel 2013. Una tecnologia sicuramente apprezzabile per i risultati espressi a livello di resa visiva, che prova a marcare un salto in avanti rispetto allo standard 4K ma che, nella sostanza non si possono definire innovazioni, bensì evoluzioni incrementali di qualcosa che c’è già.

Parlando di Tv Oled occorre invece fare un distinguo. I pannelli retroilluminati a diodi organici li vediamo puntualmente esposti ad ogni grande fiera hi-tech da vari anni a questa parte. Giustamente dipinti come la soluzione migliore in assoluto quanto a qualità di immagine ed estetica, hanno finora pagato complessità e costi di produzione che ne hanno fortemente limitato l’appeal commerciale (causa prezzi di listino fuori mercato). Ora, guardando soprattutto in casa Lg, qualcosa sembra stia per cambiare. La casa coreana, a Las Vegas e successivamente in occasione del suo tradizionale appuntamento annuale con partner e clienti, ha spinto sull’acceleratore sui Tv Oled 4K, confezionando per il 2015 una gamma di sette nuovi modelli (flessibili, curvi e piatti) con display dai 55 ai 77 pollici. La promessa di una resa perfetta di neri e colori e un rapporto di contrasto pressoché infinito è un mix di tecnologie (la Wrgb che aggiunge un sub-pixel bianco ai tradizionali rosso, verde e blu per esempio), fa leva su un tempo di risposta ridotto ai minimi termini (0,001ms, una velocità di oltre mille volte maggiore rispetto ai convenzionali Tv piatti con pannello Lcd) ma è soprattutto una questione di pannello. Gli schermi Oled, secondo Lg, sono quindi il vero passo in avanti sostanziale della Tv, e di questo ne è logicamente convinto anche Paolo Sandri, nuovo Consumer Electronics HE Director della società per l’Italia. “La combinazione fra tecnologia 4K e pannelli Oled – ha detto il manager (ex numero uno dell’audio video di Samsung) – “è oggi sinonimo della migliore qualità d’immagine possibile per un televisore. Si tratta di prodotti top class, i cui costi sono oggi ovviamente superiori a quelli di un apparecchio Ultra Hd ma è una differenza di prezzo ampiamente giustificata”. Se di nuovo passo in avanti delle Tv si deve parlare, in casa Lg sono convinti che l’Oled sia la strada maestra. Se non, a tendere, l’unica. Le prestazioni, a livello di definizione, sono sotto gli occhi di tutti, le economie di scala (Lg Display venderà pannelli a diodi organici anche a costruttori terzi) faranno il resto per garantire la disponibilità dei prodotti a scaffale e garantirla a prezzi accessibili a una discreta parte di consumatori.

La nuova frontiera “virtuale” dell’altissima definizione
Se 3.840 x 2.160 pixel di risoluzione di immagine (esattamente il doppio, sia in altezza che in larghezza, dell’alta definizione in formato 1080p) vi sembrano ancora pochi, gli amanti dell’entertainment allo stato dell’arte possono essere stare tranquilli. Alla ribalta di Las Vegas si sono affacciati i primi schermi 8K, e cioè pannelli con la risoluzione monstre di 7.680 x 4.320 pixel. C’è chi ridimensiona il tutto parlando di una tecnologia che, nella sostanza, è un’evoluzione tecnicamente facile da raggiungere del 4K. C’è chi, per contro, ha battezzato la qualità visiva dei pannelli 8K così realistica da definirla come “insana” per gli occhi del telespettatore. Il solco con l’alta definizione, con questi schermi, rischia di segnarsi definitivamente, anche se è tutto da dimostrare che tale avanguardia sia la migliore in assoluto per l’esperienza di entertainment dell’utente. Di sicuro i neri degli schermi 8K sono così profondi da esaltare forse oltre il limite l’effetto immersivo di un televisore maxi formato.

Saranno, i Tv 8K, i gadget tecnologici “must have” di domani?

Presto per dirlo. Anche perché, allo stato attuale, parliamo di prodotti che sul mercato sono lontani dall’arrivarci e con prezzi ipotetici di listino di svariate decine di migliaia di dollari. Se il prototipo di Tv da 98 pollici messo in mostra da Lg al Ces va considerato quindi una sorta di esercizio stilistico (immaginate dover poter piazzare uno schermo di tali dimensioni dentro casa…), è anche vero che su diagonali più “umane” sono diversi i produttori che hanno già realizzato display 8K. Quello sviluppato da Panasonic, per esempio, è un esemplare da 55 pollici basato su pannello Lcd IPS-Pro che metterà a disposizione (non si conoscono date di rilascio e costi) la risoluzione di 7.680 x 4.320 pixel (con un rapporto di contrasto di 1.500:1) per applicazioni di tipo professionale. Per esempio in campo medicale o per installazioni all’interno di mostre e musei. Simile per caratteristiche è anche il modello di schermo Lcd 8K messo a punto da Sharp, che dovrebbe vedere il mercato giapponese a inizio 2016. E se un colosso dell’industria media nipponica come il broadcaster statale Nhk ha deciso strategicamente di virare sulla tecnologia 8K un motivo ci sarà.
Il sistema Super Hi-Vision, riportano le cronache in arrivo dal Paese del Sol Levante, non solo offre una qualità di immagine 16 volte superiore allo standard Hd ma ha richiesto anche molto meno tempo (la metà, dicono i diretti interessati) per passare dai laboratori a una demo pubblica. È non è una boutade il fatto che l’operatore abbia deciso di non aggiornare la propria infrastruttura alla tecnologia 4K per buttarsi subito su quella 8K.
L’obiettivo è quello di avviare le prime trasmissioni entro il 2020, anno in cui Tokyo potrebbe ospitare le Olimpiadi, con l’intenzione dichiarata di accelerare i tempi (con i primi trial “live” già nel 2016) se la candidatura della metropoli giapponese per i Giochi dovesse risultare vincente. In occasione delle Olimpiadi di Londra nel 2012, i primi esperimenti condotti sul campo a quattro mani con la Bbc hanno confermato a NHK che l’esperienza di visione immersiva garantita dai sistemi 8K è realmente unica. Per il momento, però, è ragionevole “accontentarsi” della televisione in 4K.

Fonte : ilsole24ore

Frequenze, ecco lo standard che salverà i televisori degli italiani (e lo Stato)

Non servirà sostituire tutti gli apparecchi televisivi, in vista della liberazione della banda 700Mhz. Sarà sufficiente che, con il “trasloco”, le emittenti adottino il formato Mpeg4. Lo dicono gli esperti, e lo ha già fatto la Francia. Nessun alibi per rimandare la riassegnazione dello spettro radio
di Roberta Chiti

Modello francese funzionante o modello italiano ancora tutto da inventare? Mpeg4 o Hevc? Televisori nuovi per tutti gli italiani o anche i “seminuovi” vanno bene?Domande che girano intorno a un solo tema: la liberazione delle frequenze 700Mhz nei tempi previsti dalla Commissione Ue, il 2020. Quelle frequenze dovranno andare alle Tlc per permettere all’Europa di fare il grandesalto al 5G e con esso all’Industria 4.0, le auto connesse, lesmart home.

Ma attenzione: no 700Mhz, no party. E il salto dev’essere sincronizzato. Se un Paese rallenta, il gioco va all’aria.

La Francia ha cominciato per tempo le grandi manovre che la porteranno in modo indolore e puntuale come un orologio all’appuntamento richiesto. Ma l’Italia? E’ un’incognita che serpeggia fra telco, broadcaster, pezzi dello Stato, produttori di apparati hi-tech. C’è qualcuno che vuole davvero correre tanto come vuole l’Europa? Difficile trovarlo: a ben guardare solo Anitec, l’associazione che riunisce i fornitori di servizi e tecnologia chiede di non rallentare il passaggio al 5G.

Si tratta di conciliare interessi e poteri diversi con i tempi europei in un Paese che registra da sempre enormi anomalie sia sul piano delle assegnazioni delle frequenze sia sul numero strabordante di emittenti. Complicatissimo farle di nuovo “transumare” nello spettro radio dopo lo switch off analogico-digitale terminato nel 2012.

Se Francia e Germania si sono “portati avanti” (le gare per la 700Mhz hanno fruttato allo Stato rispettivamente 3 e 5 miliardi) in Italia sono tanti a voler rimandare la data di “fine lavori” il più possibile: possibilmente mai. A cominciare dai broadcaster – Gina Nieri in più occasioni ha ribadito la posizione contraria di Mediaset – che dovranno traslocare dalle “frequenze d’oro”, veri e propri asset iscritti a bilancio, fino agli operatori Tlc che a differenza dei colleghi francesi e tedeschipreferiscono rimandare sine die il momento in cui dovranno metter mano al portafoglio per acquistare la banda 700Mhz che sarà messa a gara.

Il Governo ha già chiesto uno slittamento di due anni per portare a termine l’operazione: non il 2020 ma il 2022. Slittamento necessario per mettere in campo operazioni che gli altri Paesi hanno già pianificato da tempo forti anche di condizioni di “vantaggio” (numero più basso di emittenti, esistenza del cavo, perfino posizione geografica più favorevole). Oltre a ridurre i multiplex assegnati alle tre Tv nazionali (Rai, Mediaset, Telecom), in Italia devono essere ridotti quelli assegnati alle Tv locali, dovrà essere elaborato il piano frequenze che l’Europa vuole entro giugno 2017, si dovrà trattare con i Paesi confinanti sul tema interferenze.

L’Europa è disposta ad accettare una proroga purché, ha sottolineato il Commissario alla Digital economy Günther Oettinger, secondo una “road map verificabile”: l’eurodeputata Patrizia Toia sta lavorando per elaborare una proposta in equilibrio con le esigenze europee e italiane.

Ma per qualcuno quei due anni potrebbero addirittura non bastare. Sta infatti prendendo piede fra broadcaster e alcune associazioni di categoria (Confindustria Radio Tv) la teoria che per attuare il futuro passaggio gli italiani dovranno comprare nuovi apparecchi televisivi.

L’allarme è rimbalzato su giornali e siti (entro il 30 giugno del 2020 – ha scritto Aldo Fontanarosa sulla Repubblica – le famiglie e le aziende italiane dovranno cambiare i loro televisori. O quantomeno comprare uno speciale decoder esterno e collegarlo al vecchio apparecchio) e può essere riassunto così: il refarming della banda 700Mhz obbligherà le 12 emittenti lì ospitate a traslocare nelle frequenze adiacenti, la banda sub700. Che è molto meno “spaziosa”. Per mantenere lo stesso numero di multiplex i broadcaster dovrebbero adottare due nuove tecnologie di ricezione “salvaspazio”: digitale terrestre di seconda generazione (dall’attuale Dvb-T al Dvb-T2) e nuovo standard di compressione (dall’attuale Mpg2 e Mpeg4 all’“evoluto” Hevc).

E qui nasce il problema: per continuare a vedere il segnale “modificato” gli utenti avrebbero bisogno di apparecchi nuovi: compatibili cioè con DvbT2 e Hevc. Se però così fosse, nonostante l’obbligo di legge (dice che da gennaio 2017 si venderanno solo apparecchi DvbT2-Hevc) nel 2020-2022 i Tv di nuovissima generazione saranno solo mediamente diffusi: il tempo medio di ricambio di un apparecchio in Italia è di circa 8 anni.

Ecco dunque che se si affermasse la teoria “transizione solo con nuovi standard” l’Italia sarebbe costretta a chiedere ben più dei due anni di margine. Ponendo il nostro Paese in una posizione di totale debolezza rispetto a un’Europa che si prepara al grande salto innovativo.

Ma è davvero necessario? Come scrive Gianfranco Giardina su D.Day.it “l’ipotesi di passare al DvbT2 è tutta italiana: l’Europa non lo chiede affatto, e quindi non vuole imporre una prematura obsolescenza degli attuali Tv digitali”.

Ma l’alternativa c’è: la soluzione “alla francese”. La Francia non ha previsto per legge obblighi di vendita di nuovi apparecchi, e per la transizione ha deciso di far adottare dalle emittenti l’Mpeg4.

Si tratta di uno standard di compressione che sarebbe in grado di garantire la continuità di servizio a tutte le Tv italiane passate alla nuova fascia di frequenze: le reti Mediaset, Rai, La 7 ecc tornerebbero visibili dai telespettatori. L’Mpeg4 è già utilizzato in Italia da tutti i broadcaster che trasmettono in HD (anche le Tv premium sono con Mpeg4). Il passaggio per tutti allo standard Mpeg4 consentirebbe di ridurre del 50% lo spazio nel multiplex necessario per trasmettere un programma a parità di qualità percepita dall’utente anche senza modificare lo standard di modulazione (il DvbT).
Del resto, hanno detto a Corcom gli stessi esperti della Commissione Ue, “i Tv di nuova generazione supportano l’Mpeg4 dato che l’Hevc sta arrivando più lentamente sul mercato”.

Non solo: l’adozione del solo standard Mpeg4 fornisce un altro notevole vantaggio: per le tasche dell’utente. Già la stragrande maggioranza dei televisori che vengono venduti ora sono dotati di decoder Mpeg4. Si calcola che dell’intero parco tv italiano circa il 50% sia Mpeg4: nel 2020, quando l’Italia dovrà cominciare il processo di liberazione della banda 700Mhz, saranno il 100%. A quel punto rimarrebbero pochi apparecchi “antichi” in circolazione”: e finanziare l’acquisto di set-top-box diventerebbe per lo Stato una spesa minima.

Del resto, sarebbe bizzarro che i negozi italiani continuassero ora, oggi, a vendere apparecchi che nel 2020 non funzioneranno più.

fonte : Corrierecomunicazioni