Tv. Fuori le frequenze dalla concessione alla RAI

Il ministero dello Sviluppo Economico assegna alla concessionaria la capacità trasmissiva necessaria”: questo è quanto si legge, secondo Repubblica, all’articolo 7 della bozza di provvedimento in studio al Consiglio dei Ministri per la concessione del servizio pubblico alla RAI.
Una frase che potrebbe pesare come un macigno perché, in nessuna parte del testo, pare si parli di frequenze, parola scomparsa per far posto, appunto, alla “capacità trasmissiva”. Questo passaggio, continua il giornale del gruppo L’Espresso, sarebbe il mezzo con cui spianare la strada al sempre discusso operatore di rete unico: in questo modo, infatti, la RAI non avrebbe più la titolarità di diritti d’uso ma solo quella dell’autorizzazione alla fornitura di servizi di media audiovisivi. Il provvedimento farebbe seguito a quello del 2015 quando, nell’ambito della liberazione delle frequenze interferenti con l’estero, fu predisposta una doppia gara: una per fornitori di contenuti e una per operatori di rete, decisione che Antonello Giacomelli, sottosegretario al Mise con delega alle Comunicazioni, definì “un passo decisivo verso la separazione operatori di rete-fornitori di contenuti”. Il testo del già citato articolo, fa presupporre l’intenzione di estendere questo approccio all’intero mercato italiano; la cosa assume, fra l’altro, una certa importanza nell’ambito della questione 700 MHz, offrendo la possibilità per chi possiede diritti d’uso validi per date successiva al 2022 (termine ultimo per la liberazione delle frequenze) di liberare gli asset ottenendo un opportuno indennizzo. (E.V. per NL)

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